Vieni In Mezzo A Noi: Testo, Spartito e Accordi del Canto - Repertorio Nazionale Canti per la Liturgia

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Vieni In Mezzo A Noi: Testo, Spartito e Accordi del Canto

AVVENTO
Vieni in mezzo a noi, Fonte della vita!
Porta libertà, Principe di pace!
Dona santità, Seme di giustizia!
Nell'oscurità, tu Luce del mondo!
Nella povertà, tu Dono del Padre!
Abita con noi, Signore Gesù!

Cosa dice il Testo del Canto

Il Testo
Il testo riprende alcuni dei 195 modi diversi con cui il Cristo è chiamato nella Bibbia. “Fonte della vita” lo definisce Pietro in Atti 3,15 rivolgendosi agli Israeliti dopo la guarigione dello storpio, e anche il salmo 36: “è in te la fonte della vita, alla tua luce vediamo la luce”. “Principe di pace” è il nome che usa il profeta Isaia al capitolo 9 (lettura della messa nella Notte di Natale): “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”. Il profeta Malachia parla invece di Cristo come di “giustizia”: “Sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia, saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà in modo da non lasciar loro né radice, né germoglio. Per voi, invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole della giustizia” (4,1-2). “Luce del mondo” si definisce Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni nell’episodio della guarigione del cieco: “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Ognuno di questi modi di chiamare il Salvatore ha associato un verbo all’imperativo: “vieni”, “dona”, “abita”. È l’incessante richiesta dell’uomo perché venga il Salvatore, richiesta che percorre tutta la storia della salvezza e continua a levarsi anche oggi dalle labbra dei credenti. “Avvertiamo – affermava Paolo VI, nell’aprile del 1971 – nell’umanità un bisogno doloroso (e in un certo senso profetico) di luce, di pace e di speranza, che è il respiro della vita. Senza speranza non si vive. L’attività dell’uomo è maggiormente condizionata dall’attesa del futuro, che dal possesso del presente”.
Articolo estratto da: chiesacattolica.it

Note per l'Esecuzione

Il canto ha una forma musicale particolare che lo rende molto originale: è strutturato in sei brevi acclamazioni, ognuna delle quali è ripetuta due volte, con l’alternanza solo/tutti. Non si può parlare di una tonalità ben definita (non ingannino i due “bemolli” in chiave), soprattutto perché con il susseguirsi delle acclamazioni si ha un crescendo melodico: la nota iniziale è un tono più alta dell’inizio dell’acclamazione precedente (FA-SOL-LA-SIb-DO); a questo innalzamento melodico deve corrispondere anche un crescendo di volume, se il canto viene proposto nella sua interezza. Attenzione, comunque: la melodia non è sempre uguale in tutte le sei parti!
Estratto dal sito: chiesacattolica.it

Note per L'utilizzo

Il canto può essere utilizzato, nel tempo di Avvento, in più momenti della celebrazione, sempre con l’accortezza dell’alternanza solo/tutti, per evitare un inutile appesantimento e una conseguente sensazione di noiosa ripetitività: – come canto di comunione, per intero, curando il crescendo di volume durante l’esecuzione; il “solo” può essere affidato, di volta in volta, a una voce maschile, femminile, oppure a più solisti; – come risposta alla preghiera dei fedeli, utilizzando anche solo una delle sei acclamazioni, scegliendo la più adatta al contesto, oppure una acclamazione diversa per ogni intercessione: le preghiere in questo caso devono essere pensate con senso logico rispetto all’acclamazione; Questo tipo di canto richiede un supporto strumentale per la sua riuscita ottimale, e non è adatto ad essere accompagnato con la chitarra per la difficoltà di individuare gli accordi delle singole parti di cui è formato.
Estratto dal sito: chiesacattolica.it
Note sul Canto
Testo: D.Rimaud-F.Rainoldi;
Musica: J.Gelineau
Edizioni Queriniana
Uso: Preghiera dei fedeli, Intercessioni, Invocazione
Forma musicale: Invocazione

Un canto simile mette a dura prova la capacità interpretativa per non accontentarsi sempre di una esecuzione piatta, inespressiva, o sempre gridata. La bellezza, l’estetica, l’espressività di un canto liturgico: è possibile, mettendo a frutto la competenza musicale che ogni responsabile dell’animazione musicale delle celebrazioni liturgiche deve possedere.
ANTONIO BONVICINI Ufficio Liturgico. Diocesi di Lugano (CH)

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